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Per quanto oggi divenuto soporifero e ripetitivo, quasi monotematico, ricordo con grande piacere una spassosissima performance di Roberto Benigni. Vi incappai tramite youtube un paio d’anni or sono, non m’è dato quindi ricordare a quando risalisse, ed all’interno di essa ad un certo momento egli arrivò ad articolare una feroce critica indirizzata all’esponenziale crescita, sviluppatasi negli ultimi tempi, della categoria degli scrittori. Per diletto o per professione, spesse volte totalmente improvvisati, fuor di dubbio è che in quell’occasione il nostro colse caparbiamente nel segno, la scrittura effettivamente appare oggi come una delle attività più approcciate in assoluto, facilitata nel suo dilagare dall’avvento delle moderne tecnologie e dalla presenza di molteplici piattaforme telematiche concepite per accogliere i risultati di tale e tanta operosità. Di conseguenza il numero dei prosatori – o sedicenti tali – in circolazione è cresciuto a dismisura, con esiti sui quali sarebbe sin troppo facile soffermarsi ad ironizzare. Tant’è, dal palco sul quale stava esibendosi, il Robertone nazionale chiosò sul punto arrivando clamorosamente a giurare che avrebbe chiesto l’autografo alla prima persona incontrata seduta su un panchina intenta a leggere un libro, poiché, esclamò con la sua quasi impercettibile cadenza toscana, “Oggi non legge più nessuno, scrivono tutti!”. Ed proprio così. Dalla Teologia alla Geopolitica, dallo sport alla cronaca, dall’universo artistico all’evoluzione della ricerca scientifica, tutto sembra essere divenuto potenziale oggetto di analisi – quando non di vera e propria speculazione filosofica – da parte dei cybernauti nostrani. Non v’è tematica, grande o piccola, interessante o meno, che sembri essere esentata dalla volontà di indagine o non meritare una disamina approfondita, da offrire poi alla mai sazia fagocitatrice utenza della rete. È questo un sistema che riesce senza molte difficoltà ad autoalimentarsi continuamente, spiattella sul mercato l’offerta dopo avere caparbiamente già generato la domanda ed irreggimentato i consumatori, affinché non possano farne a meno, arrivando poi a renderli protagonisti assoluti del sistema produttivo, spettatori ed allo stesso tempo artefici della rappresentazione. “È il web, bellezza”, direbbe qualcuno. È la comunità che abbiamo costruito, ciascuno di noi deve avere la possibilità di esprimersi, di delimitare un ambito proprio all’interno del quale esporre il punto di vista sviluppato, attraverso cui dare voce ai propri isterismi. Bene, io di certo non vorrò esimermene. Perché rinunciarvi? Dopo anni passati ad interrogarmi sulla mia composizione caratteriale, ho scoperto di avere raggiunto una sola certezza in merito, quella cioè di possedere un ego spropositato. Caratteristica che ben si sposa con la mania di protagonismo tipica della nostra epoca, non a caso definita “mediatica” per eccellenza – e se mi è concessa una piccola divagazione, come mai prima d’ora propriamente antropocentrica -. Tutto è immagine, tutto è apparenza, tutto è ostentazione, dal nostro aspetto fisico ai nostri possessi, dai convincimenti che professiamo alla nostra abilità argomentativa, dalle nostre conquiste erotiche ed amorose alle emozioni che proviamo, e non da ultimo, anzi, la nostra lettura degli avvenimenti, il nostro responso in merito ai grandi quesiti esistenziali.

Ecco, percorrendo una legge che imprescindibilmente accomuna tutte le generazioni succedutesi dall’alba dei tempi fino ai nostri giorni, quella cioè di essere ognuno figlio del proprio tempo, ho deciso di avvalermi degli strumenti poc’anzi citati per incanalare questa non altrimenti direzionabile propensione alla manifestazione delle mie idee.

Come presentarmi, dunque? Ne ho pensate diverse, ma a dire il vero non credo ve ne sia urgenza, anzi, forse ciò sarebbe addirittura in antitesi con la mission stessa che questo blog vuole prefiggersi, uno spazio che vanti un’ampia capacità di movimento, non ingabbiato in particolari forzature concettuali, né tantomeno ideologiche, che non debba per forza coordinarsi ad una determinata linea editoriale. D’altronde, il fascino “del bel tenebroso”, come amava definirmi una mia carissima cugina, in qualche misura merita di essere cavalcato ancora, che io continui a puntare su di esso. Vi basti sapere che l’acronimo con il quale firmerò gli articoli, “GRV”, potrà essere considerato garanzia del fatto che a scriverli sarò stato io.

Sinceramente vostro,

GRV