“L’isola dei famosi”, emblema di un’Italia prossima al naufragio

Ho fortemente in antipatia quegli spocchiosi individui dotati in considerevole quantità della proverbiale puzza sotto il naso, i quali, intenti ad estraniarsi con decisione dalle volgari pratiche della plebe, sono avvezzi ripetere ai quattro venti ogni qualvolta se ne presenti l’occasione la loro totale estraneità rispetto alla fruizione della programmazione televisiva. Lorsignori sono soliti tracciare una netta distanza tra di essi e tutto il resto del mondo, come fossero o si considerassero degli esseri aulici abituati ad elevarsi dalla latitudine alla quale invece si vedono condannati gli altri comuni mortali, attraverso una sorta di predestinazione impossibile da fuggire. Questi strampalati soggetti sono magnificamente ritratti da alcune scene de “La grande bellezza” di Sorrentino, le quali raccontano i ritrovi serali di un gruppo di “atticisti”, categoria divenuta celeberrima nella capitale ed i cui appartenenti infestano come moscerini la Roma bene. Tale specie animale sta ad identificare quei radical chic formatisi tra i girotondi colorati che furono e gli aperitivi eco-solidali al caviale che vanno oggi per la maggiore, aventi nell’arcobalenata rivendicazione dei diritti per tutti un irrinunciabile stile di vita. In una delle sequenze ora accennate del film premio Oscar, una signora distinta beandosi di sé stessa arrivava a puntualizzare quanto ella non avesse relazioni con il piccolo schermo da tempo immemorabile, esprimendo il tutto quasi stesse per ricevere una medaglia, come fosse il più lodevole dei meriti raggiungibili. In un’altra, la sceneggiatura del lungometraggio vedrà invece il sornione Jep Gambardella aggredire sbottando l’ennesima affettata intelletualoide, rimbrottandola pesantemente per l’atteggiamento eccessivamente naïf. Jep Gambardella. No dico, Jep Gambardella! Jep Gambardella che accusa qualcuno di arroganza ed altezzosità! Un personaggio davvero straordinario, per quanto mi riguarda uno dei più azzeccati degli ultimi anni. Al di là di questa breve digressione, ciò che mi preme qui esplicitare è il grande fastidio che inevitabilmente suscitano in chiunque vi entri in contatto, me per primo, quei tali che si rendano protagonisti di comportamenti pregni di posticcia sofisticheria e bizzarra eccentricità, tutti erre moscia e tessera del PD nel taschino. Chiaro quindi quanto poco possa io vedere di buon’occhio l’essere accomunato, per via di qualche mia uscita – ad esempio una violenta invettiva contro tutto ciò che ruota intorno al mondo della scatola -, alle tendenze di questi nostri presuntuosi amici.

E pur nonostante questo mi vedo costretto a ribadire ancora una volta – l’ennesima – come ritenga la tv uno dei mali maggiori del nostro tempo, senza esagerare. L’intrattenimento, che se anche qualche decennio indietro poteva offrire della qualità in taluni frangenti, oggi è divenuto mera bestialità; l’informazione, sempre addomesticata ai padroni del vapore ed ultimamente tramutatasi in becera cronaca gossippara; l’approfondimento, funzionale all’orientamento dei consensi, oramai divenuto vera e propria disinformazione. Credo sia difficile rimanere lucidi e riuscire a sviluppare un punto di vista libero e responsabile, frutto del proprio raziocinio, se ci si abbevera costantemente a questa inesauribile fonte di menzogne.

Poche sere fa, tuttavia, ci sono (ri)cascato. Ad onor del vero la colpa di ciò non è del tutto addebitabile a me, non ho approcciato il malefico contenitore di mia iniziativa. Le cose sono andate così. Ero a casa di Valentina, e ci trovavamo a tavola per cenare con i suoi genitori. Tra una chiacchiera e l’altra si è iniziato a fare dello zapping. Dopo esserci sintonizzati su non ricordo esattamente quale canale della Mediaset, abbiamo avuto la sventura di sbattere il grugno contro la famigerata trasmissione “L’isola dei famosi”, reality di ultima – non ultimissima credo – generazione, a quanto pare tanto amato da massaie e teen-agers. Non starò qui a sperticarmi in una barbosa filippica sul perché o sul per come i format di questo tipo siano di una indecenza spaventosa, tanto dal punto di vista concettuale quanto in merito all’aspetto artistico, ma, certo, credo sia innegabile l’infinito squallore che contraddistingue i prodotti di tale natura. Tant’è, mentre facevo man bassa dei ciuffi d’insalata che avevo nel piatto, andavano in onda tramite primissimo piano le natiche della Ventura e di un’altra concorrente, che ho poco dopo scoperto essere la figlia di Eva Henger, bellissima ex pornostar divenuta ora un volto celebre del mondo dello spettacolo. Le due, avvinghiandosi l’un l’altra in una vasca colma di fango, si affrontavano nella gara di resistenza fisica prevista dalla puntata, che ha visto alla fine soccombere la più anziana delle contendenti. Non so perché, ma assistere solo ad un paio di minuti della tenzone descritta mi ha profondamente turbato. La poco edificante performance offerta a milioni di telespettatori ha prodotto in me un forte senso di sconforto, di vergogna, come se in una qualche misura dovessi essere emotivamente coinvolto in quello che stava accadendo. Ho avuto la netta impressione di stare partecipando in diretta televisiva alla frantumazione della dignità di una donna, che per un briciolo di notorietà in più rispetto a tutta quella accumulata durante la propria carriera ha dovuto accettare di prestarsi ad un teatrino tanto deprimente.  Ma lo stesso può essere detto anche per gli altri partecipanti, dal primo all’ultimo. Famosi o meno, noti o sconosciuti, i ragazzotti e le signorine che prestano la loro immagine per questo programma, tra audaci sculettamenti, ammiccamenti smaliziati e genitali all’aria quasi si trovassero in uno stabilimento balneare dedicato ai nudisti, sembra abbiano ricevuto per copione l’indicazione di dare sfogo a tutta la loro lascivia, impudicizia ed oscenità. Ho provato del ribrezzo anche nei confronti dei vip ospiti in studio presenti nella veste di opinionisti, a cominciare dalla padrona di casa, Alessia Marcuzzi. Ricordo che per più o meno tutta la seconda metà degli anni novanta, quand’ero adolescente, giovane virgulto in piena tempesta ormonale, lei era una delle show-girl che maggiormente stimolava la mie fantasie erotiche. Oggi è a dir poco irriconoscibile.. Sembra avere un altro volto rispetto ad allora, e forse è esattamente così, dato che i suoi tratti somatici e le forme del suo viso, dal naso agli zigomi, non sono gli stessi di quindici anni fa. Non vorrei poi dilungarmi troppo sulla Venier e su Signorini, autentici sepolcri imbiancati che venderebbero l’anima al diavolo pur di contrastare la vecchiaia incipiente e continuare a navigare per questi mari. Sia come sia, queste sono state le sensazioni suscitate in me dal parterre in sala.

Una volta finito di mangiare, mentre baldanzosamente con il mio scooter percorrevo il viadotto della Magliana dirigendomi verso casa, ho avuto modo di dar vita ad una delle mie interminabili elucubrazioni mentali. Ho principalmente riflettuto sul fatto che se è vero come è vero che il popolaccio bue deve essere addomesticato con dei “giuochi” che ne mitighino gli eventuali risentimenti – “panem et circenses”! -, e che un po’ di distrazione è necessaria per placarne gli animi, dovremmo per forza concluderne che per meritarci un tale scempio il nostro paese sia ben lungi dal trovarsi in uno stato di splendida forma.. Da dove nasce la necessità di proporre dei contenuti tanto indecorosi? Io credo che ciò si verifichi per via del fatto che il livello dei prodotti piazzati sul mercato dalle società di produzione operanti nel settore dell’entertainment via cavo sia in qualche modo specchio della realtà quotidiana che viviamo. La finzione patinata e strillona erogataci dai signori della televisione in qualche modo va inevitabilmente a riflettere la concretezza di tutti i giorni che la vita pubblica del nostro paese costruisce. Usi e costumi, vizi ed abitudini, tendenze ed umori, che siano incastonate nei drammi esistenziali dell’italiano medio o trasmesse dalle maggiori emittenti televisive nazionali, finiscono per alimentarsi vicendevolmente in una sorta di osmosi continua, la quale con giudizio infallibile andrà a sancire lo stato di salute di cui gode il sistema Italia: una mediocrità disarmante.

C’è una particolarità inerente “L’isola dei famosi” che sembra fortemente corroborare questo legame. Si tratta di una casualità del tutto fortuita, per carità, ma la trovo davvero emblematica. La regina del lunedì sera, la conduttrice dal programma, la già citata Marcuzzona de’ noantri, utilizza un termine specifico per rivolgersi ai concorrenti quando apre i collegamenti con l’America centrale dagli studi del colosso berlusconiano, ed è “naufraghi”.

Certo, ciò sarà senz’altro dovuto ad esigenze di canovaccio, ma ogni volta che la sento scandire quella parola rabbrividisco al pensiero che in fondo, come dicevo poco fa, le nostre sorti rischiano di condividere concretamente il destino che invece per gioco hanno vissuto i protagonisti dello show, vale a dire il naufragio.

GRV