Il fondamentalismo progressista muove guerra ad un sussidiario

Gli esponenti dell’intellettualità tutta ostriche e champagne che con la loro insopportabile boria tengono banco all’interno di qualsiasi dibattito  pubblico in essere nel nostro Paese hanno trovato un nuovo ladrone da crocifiggere, un altro animale da sacrificare sull’altare del politicamente corretto, l’ennesimo mostro da sbattere in prima pagina. La Casa EditriceIl Capitello”, specializzata nella pubblicazione di testi didattici rivolti alla docenza nei due principali cicli di istruzione, ha dato alle stampe la nuova edizione del sussidiarioDiventa protagonista”, di cui gli studenti delle elementari potranno avvalersi per lo studio di materie quali la storia, la geografia, le scienze e la matematica. Il lavoro in questione, sviluppatosi sotto la guida del defunto Professor Mario Amulfi, è stato vergato dalle penne di Mariantonietta Berardi, Leonardo Giorgi ed Irma Rubaudo. Gli autori, secondo il tribunale popolare all’uopo istituito, si sarebbero macchiati del più imperdonabile tra gli errori che un educatore  possa commettere agli occhi del fondamentalismo progressista, quello cioè di non avere alterato la ricostruzione della realtà secondo le linee dettate dagli assunti ideologici imperanti, di avere esercitato dell’imparzialità, della sacrosanta onestà intellettuale. Esultiamo, perché di tanto in tanto qualche retto individuo manifesta le proprie eroiche virtù nel mostrare di non patire asservimento alcuno nei confronti della conformistica cultura dominante.

Probabilmente però, così comportandosi i tre non immaginavano quale ciclone li avrebbe travolti. Veniamo al dunque. Nel brano messo sotto accusa si parla di migrazioni, integrazione degli extra comunitari e delle prospettiva di sussistenza per questi ultimi. Stando a quanto riporta “Repubblica.it” [1] il passaggio incriminato sarebbe il seguente: «È aumentata la presenza di stranieri provenienti soprattutto dai paesi asiatici e dal Nord Africa. Molti vengono accolti nei centri di assistenza per i profughi e sono clandestini, cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge. Nelle nostre città gli immigrati vivono spesso in condizioni precarie: non trovano un lavoro, seppure umile e pesante, né case dignitose. Perciò la loro integrazione  è difficile: per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti». Viva Dio! Finalmente, qualcuno osa accantonare i bizantinismi dialettici e le forzature concettuali che quotidianamente condiscono la declinazione della tematica immigrazione per riportarla ad una dimensione maggiormente coerente. Questa sarebbe la giusta e misurata lettura dei fatti, ed a dire la verità sia nella forma che nella sostanza le poche righe citate appaiono financo piuttosto sobrie. Invece no, il testo appena riportato ha alzato un polverone a dir poco dirompente, suscitando le ire dei più variegati postillatori e, occorrenza alla quale siamo oramai abituati, anche quelle di non poche cariche istituzionali. Tale protesta è stata nel particolare veicolata per voce di due delle più influenti rappresentanti del nuovo dogma laico dell’integrazione. Il Ministro Fedeli, evidentemente desiderosa di mettere al servizio della collettività il know how acquisito tramite l’invidiabile percorso formativo concluso in gioventù – come avrebbe detto lo Special One, “Zeru Tituli” -, e l’eroina di Lampedusa, l’ex Sindaco Giusi Nicolini. Costei dal canto suo sembra invece avere dimenticato che proprio l’esasperata enfasi e l’impegno profusi nell’articolazione del sistema accoglienza abbiano portato i suoi coisolani a comminarle una sonora batosta alle amministrative di pochi mesi or sono, facendo sì che il mandato di Primo Cittadino non le venisse rinnovato. «Speravamo che fosse tutto finto, invece è vero. Questo è quello che si racconta su un sussidiario di quinta elementare. Qualcuno deve risponderne». Tanto recita il cinguettio pubblicato il 24 Ottobre dall’account di “Baobab Experience”[2], “Collettivo di azione autogestita formato da liberi cittadini che accolgono migranti in transito a Roma”. Ad accompagnare il tutto una bella foto che ritrae i versi della discordia. Ma, mi chiedo, quale occorrenza questi gentiluomini speravano fosse finita? Ciò che tutti noi auspichiamo termini il prima possibile è il flusso dell’interminabile ondata di disperati  che per mare e per terra continuano a riversarsi sul nostro suolo nazionale nella perpetua alimentazione del più deprecabile di tutti i traffici, quello degli esseri umani. E di cosa per inciso quel “qualcuno” dovrebbe rispondere? Di avere chiamato le cose con il proprio nome? Di avere codificato una verità lapalissiana? Siamo alla più completa follia.

Poco dopo proprio la Nicolini riprendeva il tweet in questione chiamando in causa il Ministro Fedeli, puntualizzando: «Questi libri sono stati adottati per formare i cittadini di domani all’intolleranza. Chi ha scelto questo testo?» [3]. Non posso fare a meno di considerare inammissibile una simile uscita. I “cittadini di domani” – cosa significa? Diamo per scontato si faccia riferimento ai ragazzi italiani che frequentano la scuola dell’obbligo – sviluppano una tendenza non all’intolleranza, ma certamente alla diffidenza verso questa marmaglia di individui allogeni che sempre in maggiore misura affolla senza motivo i nostri centri abitati perché da un giorno all’altro vedono stravolti gli equilibri che regolano il loro mondo, la loro società, i nuclei urbani nei quali sono nati e cresciuti, e nessuno si prende la briga di spiegar loro quello che sta accadendo. Sono amministratori locali come la Nicolini che dovrebbero cospargersi il capo di cenere e prosternarsi al cospetto del popolo italiano, qualora tale formulazione significhi ancora qualcosa, implorando perdono per l’ingiustificabile condotta tenuta.

Per coronare questo encomiabile simposio ha pensato bene di intervenire anche il Ministro Fedeli, in un certo senso, la padrona di casa. In un comunicato stampa [4] pubblicato sul sito web del MIUR il 25 Ottobre si legge «L’educazione si fa con dati verificati, con contenuti oggettivi, con un linguaggio rispettoso. Bisogna fornire alle studentesse e agli studenti strumenti  analitici e approfonditi, diversamente si fa cattiva educazione». Ebbene, Cronache dal Secolo ha recentemente avuto modo di prendere in considerazione i “dati verificati” [5] cui la Fedeli fa riferimento, presentandoli con atteggiamento neutrale e sciorinando una puntuale dovizia di particolari. Sono dei numeri implacabili, che delineano una realtà preoccupante, e non lasciano spazio ad alcun margine di strumentalizzazione.

Strumentalizzazione che invece viene esercitata con certosina operosità da chiunque in Italia abbia la responsabilità della circolazione delle informazioni, della costruzione delle notizie, del “fare cultura”. È qui che entra in campo quel particolare ed articolato cenacolo di illuminati che ho ritenuto appropriato denominare “Fondamentalismo progressista”. I progressisti, oramai li conosciamo, scelgono di fare proprie tutte quelle cause che a loro dire rappresenterebbero irrinunciabili conquiste di civiltà. Sorge però un problema nel momento in cui si volesse tentare di comprendere quali siano i parametri utilizzati da questi acuti analisti per definire le connotazioni della loro fantomatica società ideale. Sappiamo infatti che il progressista medio, barricato dentro la sua bella torre d’avorio, confonde il piano di realtà, che di fatto ignora, con i convincimenti che animano la sua candida interiorità di individuo evoluto, responsabile ed attento. Nel caso di specie, non sarà importante domandarsi quale impatto potrebbe avere su un determinato territorio il tentativo di sconvolgere i connotati della comunità ivi stanziata, perché l’imperativo che oggi s’impone è quello volto alla costituzione di un nuovo agglomerato umano, ibrido, indefinito ed indefinibile, che sia funzionale al livellamento – verso il basso, s’intende – degli standard di vita delle popolazioni europee. O, per dirla con le parole di Eugenio Scalfari, che del fondamentalismo progressista è santone, pioniere ed alfiere,  «Si profila come fenomeno positivo, il meticciato, la tendenza alla nascita di un popolo unico, che ha una ricchezza media, una cultura media, un sangue integrato. Questo è un futuro che dovrà realizzarsi entro due o tre generazioni e che va politicamente effettuato dall’Europa. E questo deve essere il compito della sinistra europea e in particolare di quella italiana» [6]. Più chiaro adesso?

La ciliegina ammuffita su questa torta avariata è poi rappresentata dal fatto che, come logico che sia, l’imposizione di questa vera e propria rieducazione forzata viene sottoposta innanzitutto alle labili menti dei fanciulli, affinché imparino presto quali sono i fondamentali di questa nuova religione civile. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che l’offensiva mossa con tanta aggressività abbia avuto a capo Valeria Fedeli, vale a dire la personalità con il più alto grado in materia di erudizione dei giovani.

Questa addestratrice di leoni dovrebbe esimersi dal trattare surrettiziamente argomenti che non le competono e limitarsi ad operare il minor numero possibile di danni nel governo della carica che ricopre. Il problema vero, mi permetto di constatare, è che nel nostro Paese il sistema scolastico ha perduto ogni tipo di riferimento. Etico, valoriale, ed ovviamente pedagogico. Invece di sbraitare come dei forsennati ogni qualvolta si presenti qualcuno che dimostri un poco di obbiettività  nell’espletamento della propria professione, i signori che sono responsabili della Pubblica Istruzione italiana farebbero bene a porre mano ad una struttura che presenta più d’una magagna. Quella rimasta libera, qualora ne siano capaci, dovrebbero invece mettersela sulla coscienza.

GRV

 

[1] http://www.repubblica.it/cronaca/2017/10/25/news/bufera_sul_sussidiario_i_profughi_sono_clandestini_e_minacciano_il_benessere_degli_italiani-179279072/

[2] https://twitter.com/baobabexp/status/922896559632764928

[3] https://twitter.com/giusi_nicolini/status/922956865767649281

[4] http://www.miur.gov.it/web/guest/comunicati/-/asset_publisher/W7Uka1ndVGrg/content/scuola-fedeli-su-caso-sussidiario-br-educazione-si-fa-con-contenuti-oggettivi-e-linguaggio-rispettoso-?inheritRedirect=false&redirect=http%3A%2F%2Fwww.miur.gov.it%2Fweb%2Fguest%2Fcomunicati%3Fp_p_id%3D101_INSTANCE_W7Uka1ndVGrg%26p_p_lifecycle%3D0%26p_p_state%3Dnormal%26p_p_mode%3Dview%26p_p_col_id%3Dcolumn-2%26p_p_col_count%3D1

[5] http://www.cronachedalsecolo.it/2017/09/12/volonta-politica-integrazione-e-propaganda/

[6] http://espresso.repubblica.it/opinioni/vetro-soffiato/2017/08/02/news/c-e-l-africa-nel-nostro-futuro-1.307312

Pecunia non olet. L’inguaribile ipocrisia hollywoodiana

Harvey Weinstein corrisponde perfettamente allo stereotipo del grande produttore cinematografico: è di etnia ebraica, ha conseguito negli anni un successo inimmaginabile accumulando un patrimonio di proporzioni faraoniche e durante la sua carriera è stato in grado di esercitare un’influenza tutt’altro che marginale, tanto nel settore dell’intrattenimento quanto in quello politico, grazie ai generosi finanziamenti che ha avuto modo di elargire alle più disparate personalità. Ha potuto conquistare, de facto, il ruolo di dominus indiscusso nel perimetro all’interno del quale si sviluppano, attraverso interessi miliardari, i giochi di potere di una delle industrie più floride della superpotenza statunitense. Come le cronache hanno riportato, negli ultimi giorni il nostro è stato investito da una ingente mole di accuse secondo le quali avrebbe abusato del proprio status per avanzare delle molestie di carattere sessuale nei confronti di attrici, modelle e sue collaboratrici. Questi atti si sarebbero perpetrati nel corso degli ultimi trentanni, proprio il lasso di tempo nel quale il Weinstein ha goduto della posizione di primazia nel patinato jet set d’oltreoceano.

Mettiamo subito in chiaro una cosa. Per quanto debba essere scontato ho il dovere di ribadire una inconfutabile verità. Al netto dei deliri nazifemministi circa il tasso dei femminicidi in Italia, nonostante il ridicolo di cui si coprono quanti conducano delle fantomatiche battaglie contro la pratica del “manspreding” (l’imperdonabile invasione degli spazi femminili da parte degli uomini che sui mezzi pubblici osano sedersi divaricando eccessivamente le gambe) o a favore del “freebleeding” (la scelta di abbandonare il sangue mestruale al proprio destino evitando di utilizzare assorbenti o tamponi), un fenomeno riconducibile all’esercizio della violenza da parte del sesso forte nei confronti di quello debole, purtroppo, esiste, e senza dubbio alcuno deve essere catalogato tra le pratiche più deprecabili di cui un uomo possa macchiarsi. Nel particolare, lo stupro, ma anche qualsiasi altro tipo di aggressione che non arrivi necessariamente al consumo dell’atto sessuale tramite l’uso della forza, rappresentano la più grande lesione della dignità femminile. Fin qui, tutti d’accordo.

Ora però, per l’ennesima volta, a destare più d’una perplessità è il vergognoso esercizio di ipocrisia sfoggiato da pasionarie, indignate e moralizzatrici dell’ultima ora, le quali, non sappiamo perché, sembra leghino l’opportunità di una pubblica denuncia esclusivamente all’eventuale tornaconto che potrebbero trarne. Ecco i nomi di alcune star che sarebbero state coinvolte in questa triste vicenda, stando a quanto riportato dai giornali: Rosanna Arquette, Judith Godrèche, Mira Sorvino, Katherine Kendall, Ambra Battilana Gutierrez, Rose McGowan, la nostra Asia Argento ed addirittura stelle di prima grandezza come Ashley Judd, Gwyneth Paltrow ed Angelina Jolie. Sono tutte uscite allo scoperto ora, una volta esploso il bubbone, e caso strano nessuna di esse ebbe l’ardire di rendere note le brutalità subite – dandone per buone le versioni – a tempo debito, subito dopo esserne state vittime. Certo, per una donna non dev’essere facile fare i conti con un accadimento di questo portata, il solo comunicare a qualcuno di essere state oggetto di una violenza carnale – effettivamente perpetrata o solo azzardata – non è esattamente come segnalare di aver subito un furto. Eppure, non possiamo fare a meno di considerare quanto, forse, anche un’altra occorrenza le abbia inizialmente convinte a tacere. Se infatti si fossero messe di traverso ad un uomo tanto potente, considerato il burattinaio del variegato sottobosco hollywoodiano, probabilmente le loro carriere non sarebbero state tanto folgoranti. Viene dunque spontaneo interrogarsi in merito alla sincerità dell’adesione che queste professioniste così come tante altre attiviste asseriscono di nutrire nei confronti della causa femminista. Cosa ricopre una rilevanza maggiore, il rispetto della donna, della sua dignità, del suo corpo, oppure è più importante l’accesso alla fama, alla celebrità ed al successo? Io non avrei il minimo dubbio a rispondere, ma il fatto che lo scrivente sia un uomo eterosessuale bianco, uno straight white male a tutti gli effetti, probabilmente fa sì che questi non abbia diritto di esprimersi sulla questione.

C’è poi un altro aspetto fondamentale da prendere in considerazione. Gente, stiamo parlando di Hollywood, un coacervo di saltimbanchi, nani, giocolieri, artisti circensi ed individui in perenne attesa dell’occasione della vita, uomini e donne disposti a tutto pur di raggiungere fortuna ed affermazione, una realtà che, nessuno si offenda, credo possa essere tranquillamente definita come un puttanaio istituzionalizzato. Eppure, quei gran furbacchioni dell’Academy – Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’organizzazione cui in soldoni fa capo tutto il comparto cinematografico – ha cercato di correre subito ai ripari con l’obbiettivo di salvaguardare la propria immagine. Dopo avere defenestrato Weinstein dal “Board of Governors”, il Consiglio di Amministrazione, attraverso un comunicato stampa è arrivata ad annunciare di stare lavorando per “Stabilire degli standard etici di condotta che ci aspettiamo tutti i membri rispetteranno”. (Traduzione mia, originale: “To establish ethical standards of conduct that all Academy members will be expected to exemplify” [1]). “Standard etici di condotta”. Sì, avete letto bene. “Standard etici di condotta”. Standard etici di condotta? E quali sarebbero, di grazia, i parametri guida per questi aulici standard? Gli stessi per i quali le audizioni ed i provini di attricette ed aspiranti starlette si svolgono regolarmente nelle camere da letto di produttori e caporioni vari? Oppure quelli per cui le sceneggiature ed i soggetti delle pellicole destinate a sbarcare nelle sale di tutto il mondo subiscono una sistematica interpolazione per mano dei galoppini del Governo al fine di confezionare una spendibile propaganda pro USA? Che la fabbrica dei sogni sia una  quinta colonna a stelle e strisce piazzata in ogni angolo del globo ed espleti una funzione di carattere propriamente ideologico non è un mistero, al contrario, si tratta di un assunto incontrovertibile. Per rendersene conto e fugare ogni dubbio in merito sarebbe sufficiente andare a rileggersi le dichiarazioni rilasciate sull’argomento da Aurelio De Laurentiis solo poche settimane addietro [2]. Ciò che però appare insopportabile è la volontà di ergersi ad educatori e guardiani del buon costume rivendicata dalle pedine di questo marcio e corrotto sistema.

Con la stessa chiave di lettura andrebbero poi analizzate le prese di posizione dei due nuclei familiari che negli ultimi tempi hanno avuto tra le mani le redini dell’universo Democratico, i Clinton prima e gli Obama poi. Entrambi i clan hanno in una qualche misura beneficiato dei servigi messi a disposizione dal Weinstein attraverso i foraggiamenti riconosciuti dal produttore al partito in questione, ad organizzazioni loro affini o alle rispettive campagne elettorali. Arcinote sono le continue imbeccate e gli ammonimenti sia di Hillary che di Michelle in favore dell’uguaglianza di genere e la vicinanza delle due signore alle istanze dell’universo femminista, e del resto anche questo è un terreno che non ha certo visto mancare l’appoggio di Weinstein. Risulterebbe credibile una ricostruzione dei fatti secondo la quale le nostre paladine fossero completamente all’oscuro dell’andazzo imperante nei corridoi degli studios? Ognuno risponda alla domanda come meglio preferisce, per quanto mi riguarda fatico oltremodo ad immaginare, tanto per dire, una Hillary Clinton intenta a vagliare i background d’appartenenza dei suoi diversi finanziatori al fine di scartare quelli ritenuti poco reprensibili in tema di contegno ed abitudini personali.

GRV

 

[1] https://www.nytimes.com/2017/10/14/business/media/harvey-weinstein-ousted-from-motion-picture-academy.html

[2] http://www.opinione-pubblica.com/aurelio-de-laurentiis-hollywood-grande-strumento-propaganda-gli-stati-uniti-boicottato-nostro-cinema/