La più ignobile e pericolosa bufala in circolazione: l’escalation della violenza sulle donne

Copio ed incollo, senza modificarne neanche una virgola, uno stralcio estratto dall’interessantissimo articolo intitolato “La calunnia del femminicidio”, pubblicato nell’Agosto del 2013 sul blog “Violenza.familiare.blogspot.com” [1]. Aggiungo di mio pugno solamente il numero delle note a pie’ di pagina che rimandano alle fonti citate dall’estensore.

«La realtà dei [..] dati [..] ONU [2011 Global Study on Homicide, UNODC Homicide Statistics] [2, nda] è che: l’Italia è uno dei paesi al mondo con il più basso tasso di omicidi femminili5 per milione all’anno, circa la metà che nei nostri paesi confinanti (9 per milione per anno in Francia, 7 in Svizzera, 13 in Austria…). Fra i grandi paesi, solo Giappone, Irlanda e Grecia hanno tassi minori. Una donna italiana ha, in tutta la sua vita, una probabilità dello 0.05% di subire un omicidio. Se non ci fossero altre cause di morte, una donna vivrebbe in media 200mila anni prima di subire un omicidio. [..] Il numero di donne che si suicidano (22 per milione per anno) è più del quadruplo di donne vittime di omicidio.  Nessuno parla di “auto-femminicidio”.  Unico vero numero da strage è quello dei bambini abortiti (7800 per milione di donne per anno, per un totale di 5 milioni dal 1982 ad oggi nella sola Italia). In Italia il tasso di omicidi maschili è di 16 per milione all’anno, cioè vengono uccisi più di 3 uomini per ogni donna uccisa. Sia uomini che donne uccidono in prevalenza uomini: circa 400 ogni anno.  Le donne assassine uccidono nel 39% dei casi donne, e nel 61% dei casi uomini.  Gli uomini assassini uccidono nel 31% dei casi donne, e nel 69% dei casi uomini. [Ministero dell’Interno, Rapporto sulla Criminalità, “Gli omicidi volontari”, Tabella IV.18, “Genere della vittima secondo il genere dell’autore di omicidio commesso in Italia tra il 2004 e il 2006”] [3, nda]. Ricerche criminologiche indicano che il numero di donne assassine è sottostimato in quanto le donne hanno maggiore tendenza a commissionare omicidi e ad uccidere avvelenando. Nessuno parla del “maschicidio”. In Italia il tasso di suicidio di uomini separati è di 284 per milione all’anno [Dati EURES 2009] [4, nda]. Nessuno ne parla, sebbene si tratti di una vera strage di stato: il tasso di suicidi si quadruplica con la separazione, anche a causa delle sentenze che privano i papà dei loro figli, della loro casa, del loro reddito».

Questa prima panoramica potrebbe già essere sufficiente per prendere contatto con lo stato delle cose. Ciò non bastasse, le ultime indagini fatte uscire dal Ministero dell’Interno relative ai primi nove mesi del 2018 confermano abbondantemente il quadro appena tracciato ed anzi ne accentuano i connotati, indicando che, rispetto agli anni precedenti, sono in diminuzione non solo il numero secco di donne assassinate, ma anche la conta di quei casi oggetto di attenzione da parte delle forze dell’ordine che vengono definiti “femminicidi”. La stessa Polizia di Stato poi, sempre in relazione alla sottocategoria analizzata, tiene a specificare che il vocabolofemminicidio”, cioè «L’uccisione di una donna da parte di un uomo proprio in quanto donna, come atto di prevaricazione», non debba essere considerato un termine giuridico, perché non lo è, ma semplicemente un’espressione di uso comune. Ancora, nonostante vi si faccia riferimento in continuazione, tanto da essere divenuto uno dei temi più trattati da telegiornali e quotidiani, a tale fenomeno è possibile far risalire la porzione minore di tutti gli omicidi che abbiano avuto come vittima una donna registratisi in ambito familiare nei primi mesi dell’anno, in quanto quasi sempre dietro tali efferatissimi atti ci sono state motivazioni di carattere economico, o comunque altro tipo di dinamiche. Per la precisione, vi rientrano 32 dei 94 ammazzamenti sbandierati ai quattro venti da associazioni ed attiviste varie, come fossero un trofeo da esibire. Infine, nello stesso lasso di tempo s’è notevolmente assottigliato anche il computo dei cosiddetti “reati spia”, quelli cioè riguardanti i maltrattamenti in famiglia, lo stalking, le percosse e le violenze sessuali. Strano a dirsi, vero? Ad ascoltare i belati delle varie Asia Argento, Laura Bolrdini, Michela Murgia e compagnia cantante sembrerebbe sia in essere una sorta di mattanza. Eppure, tutto ciò è riscontrabile nella lettura di un documento pubblicato sul portale web del Viminale [5].

Per arrivare al punto, numeri alla mano non esiste alcuna emergenza, nessun particolare aumento della violenza sulle donne s’è ultimamente verificato e, addirittura, i dati e le statistiche disponibili attestano quanto in Italia rispetto a questa odiosa inclinazione si rilevi un notevole ridimensionamento nei confronti di un passato recente nel quale comunque già ci si affermava su una criticità assai esigua, soprattutto comparando la corrispondente ricerca con quelle riguardanti altre compagini etnico-culturali. Europee e non. Il nostro Paese è tra i più sicuri in assoluto per le condizioni del gentil sesso, a dispetto di una pregiudizievole vulgata che invece lo ritrae come una sorta di inferno sulla terra per il genere femminile. Nazioni che ignoro per quale motivo vengano considerate più civili della nostra risultano essere infinitamente più inguaiate da questo punto di vista. Sempre in merito all’Italia, per chiudere il cerchio mi vedo costretto ad aggiungere una ulteriore asserzione, peraltro di facilissima constatazione. Aggressioni e stupri nei confronti della rappresentanza femminea vedono un’incidenza percentuale a dir poco esorbitante degli individui allogeni rispetto al totale della popolazione residente.

Basterebbero queste poche considerazioni per rendersi conto di quanto il clamore con cui viene accompagnata ogni argomentazione avente come oggetto la sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito alle manifestazioni di coercizione subite dall’universo muliebre svolga una funzione di carattere esclusivamente ideologico, e venga utilizzata come strumento politico. Non credo sia necessario starlo ad esplicitare, ma per fugare qualsiasi possibile dubbio voglio asserire con fermezza quanto ritenga deprecabile e ripugnante un uomo che faccia leva sulla propria superiorità fisica per aggredire una donna, sottometterla, soggiogarla, molestarla, percuoterla, nelle peggiori delle ipotesi violentarla od ucciderla. Si tratta di un’attitudine vile, meschina, bestiale. Ora però, risulterebbe evidente a chiunque quanto un martellamento mediatico tanto massiccio come quello al quale stiamo assistendo sia tutt’altro che in linea con le dimensioni del fenomeno cui fa riferimento. Perché?

Il percorso di destrutturazione del genere maschile sta avanzando ad un ritmo preoccupante, e sembra non incontrare ostacolo alcuno sul proprio cammino. La puntigliosa colpevolizzazione dell’uomo e la denigrazione sistematica del padre come figura archetipica sono propedeutiche alla realizzazione di un obbiettivo oramai impossibile da nascondere, vale a dire la completa, totale, assoluta, incondizionata distruzione dell’autorità, l’eliminazione di tutto quanto con essa possa essere identificato. Ciò emerge con particolare chiarezza se si conferisce la giusta attenzione a due elementi ben precisi: la femminilizzazione e l’omosessualizzazione del maschio che i circoli dell’intellighenzia più influenti non mancano occasione di celebrare e prima ancora di promuovere, attraverso una nauseabonda promiscuità affettiva e sessuale rifilata in ogni dove, dal mondo dello spettacolo a quello della letteratura, del cinema, della moda e chi più ne ha più ne metta. È il libertinaggio esaltato a stile di vita, la licenziosità come unico valore, il “vietato vietare” di sessantottina memoria che è finalmente riuscito ad entrare nella mente di ciascuno, e che oggi, a quanto pare, è ben veicolato da questa micidiale offensiva operata contro gli esponenti del sesso forte.

In caso qualcuno ancora nutrisse dei dubbi in merito avrà sicuramente possibilità di ricredersi prestando orecchio ad alcuni passaggi della dichiarazione rilasciata dal Presidente Sergio Mattarella in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne” il 25 Novembre, appena tre giorni fa [6]: «[..] Vanno superate discriminazioni, pregiudizi o stereotipi sui ruoli e sulle attitudini basati sull’appartenenza di genere, iniziando dall’infanzia e in particolare dal mondo della scuola [..]. La prevenzione avviene soltanto continuando ad operare per una profonda trasformazione culturale». La poca acutezza di cui dispongo m’è comunque sufficiente per intuire che quando la prima Carica dello Stato arrivi a scomodare un tanto solenne richiamo alla “trasformazione culturale” in pentola stia bollendo qualcosa di davvero scottante. D’altronde, anche gli accenni all’“infanzia” ed “al mondo della scuola” hanno un significato di difficile equivocabilità. Il Presidente della Repubblica l’ha praticamente messo nero su bianco, prepariamoci, il grande corpus delle nuove verità ufficiali con le quali i nostri figli dovranno essere indottrinati è stato completato con un ulteriore tassello. Gli uomini? Violenti e sopraffattori per assetto genetico. La mascolinità? Una predisposizione inopportuna ed irresponsabile, già negli albori della propria strutturazione congenita.

Tale infame messaggio in fin dei conti viene promosso senza tanti problemi anche dall’universo intellettualoide-intrattenimentistico, giacché, in Italia, il livello del pubblico dibattito ha raggiunto una tanto scadente bassezza da portare queste due dimensioni a convergere, coincidere, sovrapporsi l’una all’altra. Fatta eccezione per qualche pur lodevole accenno di protesta, nessuna particolare levata di scudi ha visto seguire la vergognosa performance di Angela Finocchiaro alla “Tv delle ragazze”, programma condotto da Serena Dandini su Rai 3. Nella puntata di mercoledì 14 Novembre è andato in onda un contributo registrato avente come protagonista l’attrice milanese. Costei, attorniata da un gruppetto di bambine, ha avuto l’intelligentissima pensata di dichiarare loro «Ricordatevi sempre, che gli uomini son dei pezzi di merda». Non contenta, ad una di queste che candidamente le domandava «Anche il mio papà?», la nostra ha risposto «Soprattutto il tuo papà!». Oh, quale aulica ironia, quanta esilarante genuinità! Un momento di televisione che senza dubbio alcuno entrerà ad imperitura memoria negli annali del piccolo schermo. Adesso, facciamo caso che uno degli scadentissimi pseudocabarettisti del panorama nazionalpopolare avesse a disposizione uno spazio altrettanto privilegiato nel quale chiacchierare con degli infanti di sesso maschile e decidesse di dire loro qualcosa come “Bambini, ricordate, tutte le donne sono delle troie. Specialmente le vostre mamme!”. Come andrebbe a finire la storia? Quale epilogo possiamo paventare? Non credo sia un eccesso di fantasia immaginare la fazione facente capo al fondamentalismo progressista invocare a gran voce l’intervento della Magistratura per lasciare in mutande il povero malcapitato, o financo appellarsi alla deliberazione dello stato di guerra da parte del Parlamento.

La realtà dei fatti ci dice che tanto sul piano politico-istituzionale quanto su quello culturale-propagandistico sia in atto uno spiegamento di forze a dir poco ciclopico, animato da prerogative diaboliche. Per contrastarlo  tutti noi dobbiamo impegnarci alla lotta, ciascuno con le armi e le possibilità che gli sono proprie. Le spregevoli menzogne cui dobbiamo far fronte coprono differenti ordini di prospettiva, accomunati dalla medesima finalità: portare a termine la soppressione delle identità, delle specificità, dei caratteri peculiari che da sempre connotano, distinguendoli, i diversi raggruppamenti umani, per dar vita ad un unico, obbrobrioso ed informe agglomerato.

Tra fascistometri, panchine rosse ed hashtags arcobalenati appare evidente quale sia il combattimento al quale siamo chiamati. Femminismo, omosessualismo ed antifascismo sono le tre belve feroci che oggi si frappongo tra la società umana e l’ordine naturale. Ordine naturale che necessita con inderogabile impellenza d’un principio di autorità a protezione delle proprie fondamenta, principio d’autorità il quale, a sua volta, per sussistere esige il trionfo della Verità, oggettiva ed incontestabile, sulla relativizzazione imperante.

La battaglia che la nostra generazione deve condurre e portare a termine è quella contro la dittatura del relativismo.

GRV

 

[1] https://violenzafamiliare.wordpress.com/2013/08/19/la-calunnia-del-femminicidio/

[2] http://www.unodc.org/gsh/en/data.html

[3] http://www1.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/14/0900_rapporto_criminalita.pdf

[4] https://www.eures.it/upload/doc_1305878239.pdf

[5] http://www.interno.gov.it/it/notizie/questo-non-e-amore-polizia-nelle-piazze-italiane-contro-violenza-sulle-donne

[6] https://www.quirinale.it/elementi/19238

[7] https://video.panorama.it/news-video/angela-finocchiaro-gli-uomini-pezzi-merda-video/

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