La Costituzione Civile del Clero 2.0

Dopo settimane di tentennamenti, tergiversazioni, bracci di ferro fittizi o realmente duellati tra i presunti contendenti, il Governo ConteCasalino ha deciso di concedere ai cattolici italiani il ritorno alla Celebrazione della Santa Messa, e dunque restituire alla Chiesa cattolica, seppur in minima misura, l’esercizio delle proprie prerogative. Si converrà piuttosto facilmente che quanti abbiano avvertito la trafiggente mancanza della Comunicazione con il Nostro Signore Gesù Cristo dovranno esultare festosi: evviva! I fidanzatini d’Italia residenti a Palazzo Chigi hanno avuto pietà di noi e ci hanno permesso di riavvicinarci al cuore pulsante della nostra Fede, quei Sacramenti senza i quali, molto semplicemente, non esisterebbe la vita cristiana. Non tutti i Sacramenti eh, s’intende. Un biscottino alla volta. Forse. Si vedrà.

Eppure, a ben vedere, anche un’analisi solo superficiale del documento faticosamente prodotto dal Ministero dell’Interno riguardante la “Graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo” [1] non potrà che suscitare il tetro prenunzio di una nuova, buia stagione all’interno del rapporto tra Stato e Chiesa. La firma apposta in calce al Protocollo d’intesa dal Cardinale Gualtiero Bassetti, capoccia della Conferenza Episcopale Italiana, congiuntamente a quelle del Presidente del Consiglio e della titolare del Viminale, evidenzia nitidamente una troppo colpevole accondiscendenza delle istituzioni ecclesiastiche nei confronti dei deliri di onnipotenza sempre più frequentemente latrati dai neomanettari dell’”Uno vale uno”, dell’”Onestà, onestà, onestà!” ed altri sanculottismi vari.

Ritengo doveroso cercare di comprendere se la Chiesa abbia avuto ragione ad esultare di un tale risultato, o se invece non sarebbe stato particolarmente opportuno combattere con differente foggia, con maggiore pugna, financo porsi in atteggiamento di aperta rottura con le autorità secolari al fine di ristabilire il giusto valore dei rapporti di forza; elargire a Cesare quanto a Cesare compete va bene, offrire incensature all’Imperatore e divinizzarne il simulacro no. Mai. Piuttosto il Martirio. “Usque ad sanguinis effusionem”, si sarebbe detto una volta, non a caso il Pontefice recita tale formula in direzione dei candidati durante la creazione di nuovi porporati, ed il rosso scarlatto che tanto vivacemente contraddistingue la veste di questi sta proprio a richiamare il liquido ematico che il Figlio di Dio per primo volle versare al fine di testimoniare la Verità, vale a dire Egli stesso.  Ma forse i Senatori della Santa Sede se ne sono dimenticati, probabilmente costoro ritengono primariamente necessario, sopra ogni cosa, evitare d’incrinare le relazioni diplomatiche con l’Esecutivo più anticristiano che l’ordinamento giuridico italiano abbia mai conosciuto, seppure l’adempimento di tale proposito dovesse arrecare del nocumento al popolo di Dio.

Perfino nelle condizioni più impari che si possano immaginare in termini di distribuzione del potere tra due parti avverse, la negoziazione politica, per quella che è la sua essenza, consente sempre all’attore maggiormente debole un margine di manovra piuttosto agile; nessuno rimane mai completamente soggiogato dal contenditore che gli si oppone, anche qualora questo vanti i migliori vantaggi. La partita giocata tra il Trono di Pietro e la Legislatura in carica ha invece prodotto un risultato che sarebbe eufemistico definire paradossale; il concorrente incomparabilmente più forte, da tutti i punti di vista, non si capisce per quale motivo ha deliberatamente deciso di calarsi le brache dinnanzi all’avversario. Le dinamiche che hanno determinato tale occorrenza, a mio modesto avviso, dovrebbero essere profondamente indagate. Governi al cospetto dei quali l’obbrobrio giallorosso risulterebbe più insignificante di una formica giammai osarono esercitare un decimo dell’arroganza manifestata dal Conte Bis verso la Sovranità della Chiesa, per quanto molti di questi, almeno in buona parte dei loro componenti, l’avessero in odio o comunque in antipatia. La storia repubblicana ha visto avvicendarsi nei gangli nevralgici della vita pubblica politicanti con un pelo sullo stomaco spesso quanto una cima nautica, ma nessuno di essi avrebbe mai azzardato una tanto boriosa ingerenza negli affari della Sede Vaticana, emergenza sanitaria o meno. Questa è l’ironia della storia, talvolta, dove i giganti non riescono, arrivano le pulci.

Andando a spidocchiare il contenuto della carta che da un paio di giorni viene strombazzata ai quattro venti dagli organi di stampa vaticani, si scoveranno dei passaggi nei quali anche un osservatore disattento faticherebbe a scorgere ragione di giubilo per chi si professi cristiano. Le immistioni cui essa dà vita sono a dir poco inaccettabili. Adesso è un Dicastero della Repubblica a stabilire le modalità di svolgimento con cui celebrare l’Eucarestia? Be’, già che ci sono, riscrivano il Messale! Addirittura si prevede, al paragrafo 1.3, che «L’accesso alla Chiesa [..]» debba essere «[..] regolato da volontari e/o collaboratori che – indossando [..] un evidente segno di riconoscimento [..] vigilano sul massimo di persone consentite». Immaginiamoci allora dei solerti ed accigliati intendenti i quali, agghindati d’una pettorina sul busto che riporti l’emblema stellato con i rami di olivo e quercia, facciano avanti ed indietro lungo le navate laterali della vostra Parrocchia per controllare che la funzione domenicale si svolga secondo le prescrizioni ufficiali. Ma è esattamente quanto accade nella deplorata Cina comunista! Allora si faccia così, visto che siamo arrivati ad instaurare una Chiesa Patriottica all’italiana, dateci anche la Dittatura. Almeno, forse, in ambito civile qualcosa inizierà a funzionare. Le vette più alte però credo vengano raggiunte dal paragrafo 5.2: «Si ricorda la dispensa dal precetto festivo per motivi di età e di salute». Non so se è chiaro. Il Ministero dell’Interno rivanga ai cattolici quale condotta debbano tenere in materia di Fede. Sorvolo poi sulla considerazione che questa manica di senza Dio ha riservato al Corpo del Signore, ché altrimenti inizierebbero a prudermi le mani.

Ora, evitando di addentrarci nella questione riguardante l’inadeguatezza individuale e personale dei vertici clericali italiani, sarebbe cosa buona e giusta proporre un semplice quesito. Che ne è della “Libertas Ecclesiae”? Dov’è andato a finire quel principio oggi immolato sull’altare dell’ateizzazione sistematica ma gagliardamente difeso in un passato di cui la Barca di Pietro si vergogna? L’Arcivescovo di Perugia ha deciso di barattarla con il riconoscimento all’esclusiva sui principali appalti legati al grasso traffico dell’accoglienza? Rappresenta una mera coincidenza il fatto che, contemporaneamente alla pubblicazione dell’atto riportato, Bassetti si sia espresso con tanta enfasi in favore dell’ormai famigerata proposta avanzata dal Ministro Bellanova relativa alla regolarizzazione di caterve e caterve di clandestini [2]? Oppure si tratta semplicemente della sciatta e blasfema concezione che la Chiesa Cattolica vuole dare di sé nel III millennio, quella di un’istituzione terrena che non abbia più a che fare con la Trascendenza, il Soprannaturale, la tendenza verso il Cielo, ma sia invece appiattita su tematiche di carattere esclusivamente politico, una sorta di grande ONG dedita all’assistenzialismo ed alla promozione della Religione Laica? Perché Vescovi, Cardinali e lo stesso Papa non oppongo resistenza alcuna alla deriva in essere?

In seguito alla dirompente deflagrazione della seconda Rivoluzione, quella detta “Francese”, l’Assemblea Nazionale Costituente che di fatto prese in mano le redini degli sconvolgimenti in corso non impiegò molto tempo a palesare quale fosse il vero motore che animava il furore liberticida degli insorti: il disamore verso la Monarchia ed il sistema socio-economico vigente, senza dubbio, ma anche se non soprattutto un odio a dir poco viscerale avente come oggetto la Chiesa cattolica, il Cristianesimo, la Civiltà Cristiana. Nel 1790, per regolamentarne la vita sul territorio francese, venne varata la celeberrima “Costituzione Civile del Clero”, che senza mezzi termini ne pose i destini sotto il controllo dello Stato. Vescovi e Parroci venivano eletti dalle assemblee legislative di ciascun Dipartimento, ed ogni sacerdote, in soldoni, divenne un funzionario pubblico obbligato a giurare fedeltà alla Costituzione. Prima di ciò, giusto per preparare il terreno, gli Ordini Religiosi che non si dedicassero all’insegnamento o all’assistenza degli indigenti erano stati perentoriamente sciolti, i beni della Chiesa nazionalizzati e le terre di sua proprietà confiscate. Furono tanti i preti che si ribellarono, e per questo pagarono amaramente, spesso con la vita. Questi vennero con disprezzo definiti “refrattari”, mentre gli altri, quelli che invece non ebbero problemi ad adattarsi al nuovo corso, erano i “costituzionali”.

Considero piuttosto indovinato il parallelismo tra quella parentesi e quanto sta oggi avvenendo in Italia, perché, forse i più non se ne rendono conto, anche per via delle deturpazioni interne alla Sposa di Cristo la Fede sta conoscendo in questo tempo una persecuzione ideologica molto violenta, strisciante, a tratti impercettibile, ma molto molto incisiva.

Se allora però in Francia a squadernare l’Ordine voluto da Dio furono assoldati dei diabolici giacobini assetati di sangue, oggi l’Epicentro mondiale della Cattolicità è messo sotto attacco da una manciata di pusillanimi. Il CentroDestra della Rivoluzione.

GRV

 

[1] https://www.chiesacattolica.it/dal-18-maggio-celebrazioni-con-il-popolo/

[2] https://www.huffingtonpost.it/entry/lappello-del-presidente-della-cei-bassetti-regolarizzare-tutti-i-60mila-lavoratori-immigrati_it_5eb2f493c5b66f94a2e71337

3 pensieri riguardo “La Costituzione Civile del Clero 2.0”

  1. Un articolo ben costruito, che descrive bene i rapporti di debolezza esistenti tra Stato e Chiesa. Purtroppo, il mercantilismo è una malattia tipica della Santa Romana Chiesa, che fa capo a pulsioni meramente terrene, piuttosto che spirituali, tant’è che ne sminuisce la consistenza. La figura di Papa Bergoglio poi, accentua anche quelle caratteristiche più politiche che sono alla base di quel mercantilismo.
    Cedere al ricatto di uno Stato, ha reso il fedele orfano di un luogo sacro, un luogo fisico nel quale ritrovarsi al cospetto del Santissimo. Peccato che il Papa e la Curia romana, non abbiano compreso la pericolosità della cessione di autonomia che ne è conseguita, o forse come affermi tu, è stato per un semplice calcolo utilitaristico.

    1. Sì, credo che la Chiesa si sia messa in questa condizione con le proprie mani. Sono convinto del fatto che per uscirne si dovrà aspettare tanto tanto tempo. Purtroppo. Spero di sbagliarmi, ma probabilmente noi non faremo in tempo a vedere con i nostri occhi la sua rinascita, che senza dubbio vi sarà, e la correzione di tutte le storture che oggi la tempestano.

  2. Non sono un “fedele di ferro”, però appare ormai chiaro che da troppo tempo alla religiosità della Santa Romana Chiesa, si stia sostituendo una chiesa laica. Da tempo è messa da parte proprio quella spiritualità fatta di un misto tra riti pagani e religiosi, così tipici nel Sud della penisola ad esempio. Per sopravvivere, la Chiesa ha la necessità di tornare alle proprie origini. L’odierno percorso, solo in apparenza potrebbe essere irreversibile. Confido nella venuta di qualcuno che sia in grado di rimettere tutto a posto, anche a costo di una profonda revisione interna, volta al futuro ovviamente, ma con uno sguardo al passato.

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